31 Luglio, Quartiere Ueno, Tokyo
Caldo
asfissiante, pesante, rovinoso. 30 gradi ed ero arrivato nel quartiere alle 21.
Più di
una guida aveva promesso zona tranquilla, con pochi bar e molti residenti, solo
che i residenti erano tutti fuori. E non solo loro.
Strade come si possono immaginare per chi passeggia a Tokyo,
luci affollate, cibo dappertutto pubblicizzato, negozi vivi e brulicanti, gente
ligia alle file dei semafori e quelle dei pub inglesi. Sì, pub inglesi su
scritte giapponesi, giapponesi stesi da birre inglesi.
Nel
treno da Narita aeroporto al quartiere Ueno ce ne era uno disteso al pavimento.
Ben
vestito e con capelli alquanto in ordine è rimasto una ventina di minuti nel
suo dormiveglia a strofinare il treno, nell’indifferenza totale dei passeggeri.
Cmq strofini e strofini dopo un po’ ha iniziato a perdere pezzi; prima la borsa
a tracolla, poi gli auricolari e poi il suo smarphone. Tutto sembrava normale.
All’improvviso
preso da un’illuminazione improvvisa si è eretto e afferrata la borsa marrone
lì a terra ha barcollato verso la porta. Aveva percepito che la prossima
fermata sarebbe stata la sua. Mancavano ancora 10 minuti. Intanto smartphone e
auricolari rimanevano supini a terra.
Aspetta un po’, mi giro per vedere se il tipo che gli stava di fronte glieli prende, ma era occupato a vedere qualcosa sul suo cellulare. Mi giro dall’altra parte, c’erano una decina di passeggeri, tutti presi dalle loro occupazioni. Aspetto e vedo, vedo e aspetto e una voce ci avverte che stiamo arrivando alla fermata di Ato. Cellulare e auricolari sono ancora inerti a terra. Il tizio in piedi osserva la porta attraverso le sue palpebre.
Aspetta un po’, mi giro per vedere se il tipo che gli stava di fronte glieli prende, ma era occupato a vedere qualcosa sul suo cellulare. Mi giro dall’altra parte, c’erano una decina di passeggeri, tutti presi dalle loro occupazioni. Aspetto e vedo, vedo e aspetto e una voce ci avverte che stiamo arrivando alla fermata di Ato. Cellulare e auricolari sono ancora inerti a terra. Il tizio in piedi osserva la porta attraverso le sue palpebre.
Non c’era
altro da fare; glieli prendo e li consegno.
Lui apre un mezz’occhio al contatto di me che gli ficco cellulare e auricolare nella mano. Sembra ringraziare.
Lui apre un mezz’occhio al contatto di me che gli ficco cellulare e auricolare nella mano. Sembra ringraziare.
E così
sbagliai.
Tutti gli altri passeggeri avevano osservato la scena. Nessuno sembrava darmi consenso. Ci penso su e forse avrei dovuto anche io far niente. In una società, come quella giapponese dove l’etichetta e il salvare la faccia sono molto importanti, quando uno la strofina sul pavimento di un treno, probabilmente merita di perdere quella e tutto il resto. Ad ogni azione c’è sempre una responsabilità. Perdi l’etichetta, perdi il cellulare. Sembra un giusto compenso.
Parlando di shock culturale. Un gruppo di bambini entra a sua volta. Due di loro iniziano a giocare con le mani. Sembra una morra cinese. Ma invece dei soliti carta, sasso e forbice fatti con una mano, usano le due mani a pugno e creano le tre 'forme' possibili alzando o abbassando i pollici delle due mani. Sarà forse la morra giapponese???
Cmq nel 'tranquillo’ quartiere di Ueno ho trovato una tipica taverna giapponese.
