2 Agosto, il
percorso di Nakasendo, Tsumago-Magome.
Tra Kyoto e Tokyo l’unico percorso ancora intatto di quei
porta lettere del periodo Edo è quello tra i piccoli villaggi di Tsumago e Magome, 7,5
km tra risaie, cascate, foreste, antichi templi e pietre tombali.
La mattina presto in treno pieno di lavoratori vestiti
con camice azzurro chiaro e leggeri pantaloni lunghi blu scuro i turisti erano pochi
e fluorescenti.
Nell’ultima carrozza il controllore ad ogni fermata apriva la porta del suo compartimento, faceva un inchino accennato e
si avviava a controllare i biglietti di tutti i passeggeri. Poco prima della
fermata successiva, il controllore era sospinto indietro al suo compartimento.
La forza di gravità era l’annuncio al microfono della prossima fermata. Ma prima
di entrare si girava verso i passeggeri della carrozza, faceva un altro inchino
e rientrava nel suo compito. Otto fermate, sedici inchini. Sembrava una molla
che più si allungava dentro la carrozza del treno più velocemente ritornava
alla sua posizione di partenza, soprattutto quando c’era poco tempo tra una
fermata ed un'altra.
Tsumago, piccolo villaggio turistico/Edo. Case che vanno
a braccetto l’una con le altre, che si affollano sulla stradina principale. Tra
un museo e qualche negozio sparso, tra qualche olandese che cercava acqua e
qualche giapponese seduto a disegnare uno scorcio di quella storia, il caldo era
già nel pieno della sua gioventù. Io avevo già messo la canottiera e dovevo
iniziare i 7,5 km.
Il Nakasendo il (nome del percorso che facevano i
porta lettere) inizia con un alternanza di asfalto, pietre o semplice terriccio. A volte si
sposa con foreste di bambù, che crescono alti e spessi, con cedri, vecchietti
con più di 400 anni, con cascate pullulanti d’acqua e non solo. A volte invece
divorzia diventando strada per auto di passaggio, stradina di case abitate,
risaie abbandonate alla sterpaglia.
Io ero arrivato a essere pelle e
soprattutto sudore. Sulla mappa c'era segnato il momento dove il cammino s’inerpicava fino ad arrivare a 800 m. Quello era anche il punto di un casolare,
una vecchia locanda, un punto di ristoro.
Entro e oltre al
vecchio cammino, vi è un vecchio gestore. Vede la mia condizione e con poche parole
gestuali invita a sedermi. Offre del tè
caldo, delle cipolle sotto aceto e un pomodorino ben lavato e lucente. Io
accetto tutto e in silenzio mi lascio attraversare dalla stanchezza, dal caldo
del fuoco che lì a lato riscalda una teiera appesa al tetto, dal sapore
agrodolce del pomodorino e dal vento che gioca a nascondino tra la porta d’entrata
e quella del retro.
Di lì a poco vado su sono a vilaggio Edo/turistico di Magome.
Faccio il check-in, arrivo nella mia stanza, non c’è il letto. Butto a terra il
futon, mi sdraio e là riposo dopo aver compiuto il mio dovere.
Oggi inizierò un ritiro meditativo fino al 14. E anche la storia del panda rosa sarà per
la prossima volta.
Trova te stesso amico mio... così mi spieghi un po di me stesso...
ReplyDeleteBy PelusoG.
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ReplyDeleteti aspettiamo qui fuori per continuare a viaggiare insieme
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