03/13 Agosto Vipassana I
Un ritiro lontano dalla civilizzazione per eliminare ogni
relazione con l’esterno.
Un stare dentro la natura vietando ogni profilo virtuale possibile
o App. sul telefono applicabile.
Il tempo scandito da poche attività; meditare, dormire e mangiare
(solo due volte al giorno). Tutte altre messe al bando.
Il nobile silenzio e la caduta nel vuoto della parola, del
gesto, dello sguardo verso gli altri.
L’Io e…solo il tuo Io.
Ci sono stati momenti in cui mi sentivo un esule dalla continua guerra dei perché. Giorni in cui ridevo per una prigione dove ero libero di andarmene
quando volevo e comunque non potevo scappare. Ore in cui volevo solo fingere di
partecipare e poi mi trovavo a stare seduto per 11 ore di meditazione
giornaliera, ed i dolori alla schiena e alle gambe che non interpretavano
nessuna parte. Attimi in cui la mente e il corpo si ribellavano e l’Io li
condannava alla cosa giusta da fare.
E poi c’è stata la
grande paura.
Un pomeriggio, nell’aula grande per la meditazione di
gruppo, con tende che trattenevano la luce, il condizionatore che addomesticava
il caldo, concentrato per trovare l’equità, la serenità della mente di scatto
apro gli occhi; una palpitazione improvvisa, l’oscurità tutta attorno, il sudore
incontrollato sulla pelle, automaticamente vado fuori. Afferro un grosso
bicchiere d’acqua e bevo sorsate infinite. Ne prendo un secondo e poi al terzo
inizio a rallentare. All’ultimo sorso mi rendo conto che avevo avuto paura.
Ho chiesto delucidazioni al responsabile del corso, Dirk,
un simpatico incartapecorito australiano sulla settantina, sposato con una
giapponese che assomiglia a Yoko Ono. L’unica cosa che mi ha risposto, dove
avermi guardato come se gli avessi detto che avevo incontrato degli alieni, di
continuare a rimanere tranquillo e in equilibrio nella mente, poiché tutte le
sensazioni, come quella paura, non permangono, vanno via.
Il principio buddista dell’Anicca, niente permane, niente è per sempre, siamo solo atomi in
trasformazione.
E la risposta di Dirk mi ha fatto capire dove ero, il
posto di quel corso. Mi ha donato alcune risposte.
Per esempio perché alcuni occidentali che lo frequentano
diventano una specie di hippy dopo.
Perché la verità orientale per quanto vicino sia alla verità
della scienza del novecento è chiusa al dialogo.
Perché l’indottrinamento per quanto buono e onesto ha le
gambe corte.
Perché è così difficile e non impossibile cambiare noi
stessi.
In 10 giorni vedevi tutti i partecipanti gironzolare senza
scopo intorno al perimetro del centro Vipassana. Gente osservare impensieriti
la ragnatela dei ragni, essere affascinati alla schiusura di una bozzolo di
cicala in un insetto ancora più brutto, lavare gli stessi vestiti ogni due
giorni con intensità certosina, evitare serpenti ma non dire niente agli altri
perché c’era il nobile silenzio, e non sia mai che si sarebbe dovuto romperlo
per la sicurezza degli altri. Nobile silenzio che durante la notte diventava Impossibile
silenzio. Nella mia stanza, dormitorio con 7 letti, c’erano tre persone che
russavano, tutte con tonalità diverse. Sarà stata questa la causa della grande
paura?
Non manca neanche una serie di personaggi che vista l’impossibilità
di conoscere assumevano un’immagine propria.
Il coreano, perché ha dei tratti da coreano, si scopre
essere un tedesco che lavora in agenzia di pubblicità a Shanghai.
Il gestore di un ristorante di Ramen, questo signore
corpulento, con pancione e fascia in testa tipica da cuoco dei fumetti è ‘team
bulding facilitator’ cioè organizza attività di gruppo per impiegati, per crescere l’affiatamento e la coesione del gruppo. Fa Kendo e che sarebbe partito per una
settimana in una foresta per fare trekking e meditazione sotto le cascate.
Mr. Acrobatic. Un tipo che appena aveva un attimo libero
si metteva a fare piroette sulla testa, esercizi di equilibrismo. Invece era un
distillatore di sake.
Baffettino. Un ragazzo che aveva dei baffetti fini, fini
e nessun altro pelo. Ci avrà messo una vita per crescerli. Porta occhiali a
forma rotondi, sembrava il prossimo Charles Manson. Invece si rivela essere un
modesto impiegato presso la 'Canon', reparto stampanti.
Yoga master. Un ragazzo secco, secco che faceva yoga ogni
mattina. Lavora come professore di storia a Taiwan, ed ha una voce baritonale
fortissima, però non russa.
Io. Un tipo che
sudava tutta la giornata, e che non riusciva a dormire la notte, che cercava di
forzare un senso e soprattutto all’inizio era pronto a fare solo critiche. Una
sera, in una delle ultime, disteso sul letto, prima di dormire chiude gli
occhi, sente qualche dolore del corpo ma non è importante, cerca un pensiero
che preoccupa e non lo trova. Prova a rilassarsi ed è già il gong delle 4:00 a scandire l'inizio di una nuova giornata.

vipassana I... vuol dire che mi posso attendere una seconda parte? :)
ReplyDeleteattendo impaziente
Anch’io - aspetto l episodio 2
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DeleteNon mi è chiaro se sia stata un'esperienza positiva o no e in che misura, in che parte. Certo 11 ore al giorno di meditazione mi sembra un tantino eccessivo, come si fa ad elaborare, assimilare un'esperienza in questo modo? (e non dico nulla dell'australiano e dell'aria condizionata). E' come giudicare dell'alpinismo avendo passato la vita a giocare a briscola sui tavolini dell'algida per poi di colpo andare in Tibet a scalare l'Everest.Quando ci sono andato io (non in Tibet) 4 giorni in Liguria si meditava un'ora al mattino e una al pomeriggio...a perte le ore di meditazione del lavoro a far legna, spazzare, lavare, cucinare la pasta al Kamut per un settantenne finlandese etc. :)..e però si parlava, si chiedeva, senza esagerare. Come te credo che questo integralismo non sia il massimo, in un certo senso è anche contraddittorio, visto che Buddha si prende la briga di reincarnarsi proprio per risvegliare gli uomini, il che difficilmente avviene prendendoli a calci nel culo. Per me questo è un fanatismo da Super -Io, adatto ai personaggi che descrivi (anche se non ho capito se sono veri o inventati).
ReplyDeleteE poi non ho capito perché per te sono stronzi quelli che non dicono dei serpentii per il sacro silenzio e invece portatori di una saggia cultura i giapponesi che lascerebbero schiattare un poveraccio alcolizzato sul pavimento della metro..non è la stessa cosa?
Caro Leo, aspetto con ansia la seconda parte.